Al momento non risulterebbero casi di epatite acuta in età pediatrica in Basilicata, ma la Cisl Medici invita la Regione alla massima prudenza e ad attrezzare procedure di sorveglianza e piani di azione. In una nota indirizzata al presidente Bardi e all’assessore alla Salute Fanelli, il segretario generale della Cisl Medici, Serafino Rizzo, sottolinea che “per quanto di nostra conoscenza ad oggi nessun indirizzo preciso è stato dettato ai servizi medici territoriali e ospedalieri della nostra regione, né risulta essere stato istituito alcun tavolo tecnico-scientifico sull’argomento”. “Considerata la preoccupante diffusione di tali forme di epatite acuta in età pediatrica”, Rizzo sollecita la Regione Basilicata e in modo particolare l’assessore regionale alla Salute, “a voler subito intraprendere opportune iniziative di sorveglianza sanitaria e ad attivare idonei piani di azione, anche sulla base delle informazioni e degli aggiornamenti che le Regioni hanno ricevuto dal ministero della Salute, in modo da poter intercettare e gestire tempestivamente l’eventualità di una diffusione di tali casi anche sul nostro territorio regionale”.

Per la Cisl Medici “è imperativo organizzarsi per tempo e non farsi trovare impreparati. È necessario sin da subito definire, con il coinvolgimento attivo della medicina territoriale e ospedaliera, idonei percorsi assistenziali da doversi attivare di fronte ad eventuali casi sospetti, nonché informare tutta la popolazione, dando chiare indicazioni ai genitori circa i sintomi verso cui prestare particolare attenzione e i riferimenti istituzionali a cui rivolgersi. Alla luce di quanto l’emergenza sanitaria pandemica da Sars-CoV-2 ci ha insegnato, non sono in alcun modo giustificabili ritardi organizzativi, ancor più perché ad essere interessati sono i piccoli pazienti”.

Nella nota alla Regione Basilicata Rizzo ricorda che  “il 5 aprile 2022 l’Oms è stata informata su 10 casi di epatite acuta grave ad eziologia sconosciuta in bambini di età inferiore ai 10 anni, precedentemente sani, osservati nella Scozia centrale. Di questi 10 casi, 9 avevano presentato sintomatologia nel marzo 2022, mentre per un caso l’esordio dei sintomi risaliva a gennaio 2022. Invero, già tra la primavera e l’estate 2021, durante la seconda ondata di Covid-19 che ha colpito il subcontinente asiatico, vi era stata l’evidenza in India di un improvviso aumento di casi di epatite acuta in bambini e adolescenti altrimenti inspiegabili se non per la concomitanza con un’infezione da Sars-CoV- 2, in genere asintomatica, avvenuta nelle 3-6 settimane precedenti e dimostrata dal riscontro di tampone positivo o di test sierologici che dimostravano la presenza di un alto livello di anticorpi contro il virus. Si trattava di casi poco gravi, che richiedevano solo terapia di supporto e per cui è stato coniato il termine di CACH (Covid Associated Children Hepatitis). L’allarme partito ultimamente dalla Scozia, e che ormai ha trovato evoluzione anche in molti altri Paesi, sia in Europa che nel resto del mondo (Stati Uniti, Israele), ci pone di fronte ad un quadro diverso e clinicamente più grave e ciò impone un innalzamento del livello di attenzione sanitaria anche nel nostro Paese e in ogni regione italiana”.